Sembrava una serata normale. Un lunedì come tanti altri. Aveva
piovuto tutto il giorno e giocare a rugby dopo una forte pioggia è
qualcosa di veramente divertente e particolare.
Sono arrivato al
campo e con noi si allenavano i Babbyons, un’altra squadra di vecchi
sognatori. Una compagine di brontoloni e sovrappeso, proprio come noi. E
proprio come noi, dopo le dure e fangose fatiche si sono scofanati la
cena di rito.. birra, rum e limoncello compresi…
Un bell’allenamento nessuno si è fatto male.
Unica nota triste riguardava la mia scarpa destra, che a quattro minuti dalla fine ha deciso di passare a miglior vita… R.I.P.
Mi dispiace molto per lei, ma la vita ha sempre un punto di inizio e un
punto finale… e lei, ieri sera, ha seguito la via del suo destino…
La serata è andata bene e tutto è scivolato lentamente sino alla mezza
notte. Poi , con un po’ di rammarico per la mia scarpa destra, sono
tornato a casa…
L’umore non era al massimo. Nulla di tremendo ma è
sempre brutto buttare le scarpe. Le scarpe da gioco ti ricordano sempre
qualche cosa e quando arriva il momento di abbandonarle nel bidone
della spazzatura, lo si fa sempre con un leggero senso di colpa e con un
poco di malinconia.
E poi, le scarpe, le devi buttare tutte e
due, anche se in realtà se ne rompe sempre una sola…Ma sacrifichi la
coppia, solo perché una non ha retto. Non è riuscita a resistere alle
difficoltà…
È come in amore.. se uno dei due si rompe, tutto è
finito, tutto è morto. Tanto vale non pensarci troppo e gettare tutto
nella spazzatura.
Ed è quello che ho fatto prima di tornare a casa.
Ma ieri sera, quando sono rientrato, provavo una sensazione particolare
come se qualcosa dovesse cambiare. Ma non erano le scarpe, era
qualcos’altro.
Eppure sembrava tutto normale. il silenzio ed il buio erano i protagonisti principali. Tutti dormivano.
Come tutte le sere post allenamento ho ripetuto come un automa gli
stessi semplici gesti che faccio ogni lunedì ed ogni giovedì..
Apro la porta con estrema attenzione, accendo la luce del salone ma non quella del corridoio.. entro in cucina apro il frigorifero e mangio la prima cosa colorata che trovo. Poi mi dirigo con sicurezza verso il bagno “grande”.
Apro la porta con estrema attenzione, accendo la luce del salone ma non quella del corridoio.. entro in cucina apro il frigorifero e mangio la prima cosa colorata che trovo. Poi mi dirigo con sicurezza verso il bagno “grande”.
È li dove lascio le mie fangose tenute, è li che abbandono le mie mutande ed i miei calzettoni… è li che lascio la mia borsa.
La mia borsa ha un suo posto preciso… riconosciuto e rispettato da
tutti i membri della famiglia. Tutti sanno che l’angolo in fondo a
sinistra del bagno grande , tra il water ed il bidet, è lo spazio della
mia borsa.
È uno spazio tridimensionalmente perfetto. Lo è da
anni, molti anni. Anzi, da sempre.. da prima che costruissero la casa e
da prima chi io nascessi. Non esistono altri posti dove metterla. La
mia borsa va lì.. Nell’angolo in fondo a sinistra, tra il water ed il
bidet, del bagno grande.
È un dogma. Non ha una giustificazione
scientifica.. va li è basta! Quello è lo spazio della mia borsa, o lo
accetti o sei un eretico!!!..
Ma a volte le cose cambiano ed
anche i dogmi vengo messi in discussione, e qualcuno o qualcosa, ieri
sera aveva deciso di sfatare un mito. Il posto della mia borsa era
occupato!
“Ma chi cazzo ha messo un’altra borsa nel mio posto????”
Una borsa azzurra con una grande scritta bianca…Era lì, nel mio posto, nel posto della mia amata borsa nera!!
Ero sorpreso, sconcertato, affranto, deluso, adirato…
Ho immediatamente cercato di focalizzare la scritta e di capire chi
aveva osato tanto.. Poi, vista l’età che avanza e la vista invece
diminuisce, ho inforcato gli occhiali.
Una scritta a caratteri
cubitali indicava chiaramente il colpevole. “VOLLEY AUDAX” la squadra
di pallavolo di mia figlia Julia.
“Cakkio è la borsa di Julia,
della mia piccolina..!” “ Finalmente è da quattro anni che sogna di
avere quella borsa. È da quattro lunghi anni che aspetta la felpa e la
divisa di gioco…!”
Lo sappiamo tutti in famiglia, che a quelle del minivolley, gli danno solo le t-shirt..
Solo alle “grandi”, quelle che giocano le partite, gli danno la borsa..
e Julia finalmente ha raggiunto il suo sogno. “Ma quanto sono
felice!!!!” , “ La mia piccolina ha finalmente la borsa sportiva..”
WAOOOO!!!!
Si ma quello è il mio posto!!! Lo è da sempre. Quindi questo è un problema da risolvere
OK domani parlerò con lei, ci organizziamo e vediamo dove mettere la
sua borsa. Al limite sono disposto ad una breve trattativa. Potrei
riconquistare il sito con un hamburger o una ricarica da 5 euro.
Devo riavere il mio spazio…Troppe volte sono tornato con la mia borsa a casa e questo non posso dimenticarlo.
A volte l’ho gettata con rabbia, altre ero così stanco o dolorante da
appoggiarmi alla vasca da bagno mentre la svuotavo, altre ancora ero
pieno di gioia e soddisfazione e non posso dimenticare le volte che ero
così ubriaco di sport e birra che ho dormito con lei abbracciandola…
insieme sul pavimento del bagno grande. Stretti come due amanti
fedigrafi
Non so se sia stata la coscienza o qualche strano
fenomeno paranormale, ma di colpo sentì una dolce voce che mi ripeteva
“Ma cosa dici Idiota!!! …” “Non è più il momento della tua borsa..”
Inizialmente facevo finta di non sentire ma quella alienante frase rimbombava sempre di più nel mio cervello.
Ero stordito. Ho appoggiato le spalle al muro e mi sono visto
riflesso nello specchio… Stranamente non avevo il volto pieno di rabbia,
anzi, i miei occhi emanavano felicità.
Non capivo, ero confuso e continuavo a guardarmi allo specchio…
Ma è risaputo che a volte il corpo parla più dell’anima. Invece, è
l’anima che spesso non vuole ascoltare… e questo ci spaventa.
Fortunatamente dopo pochi minuti la mia anima e il mio corpo hanno
ritrovato il loro universale equilibrio ed io ho cominciato a pensare…
“E si Fiore” “l’angolo in fondo a sinistra, tra il water ed il bidet
non è più per te ma è per Julia o per suo fratello Alberto..”.
Ma Alberto, che è più grandicello, non aveva mai messo la borsa nel mio
posto. Forse perché a lui piace lo sport e basta. Le borse e le divise
gli interessano poco, quindi, non mi aveva mai dato problemi. Ed io a
questa cosa delle borse, non ci avevo mai pensato prima.
“E si Fiore… l’angolo in fondo a sinistra, tra il water ed il bidet non è più per te è per loro… “
Sono loro che devono sognare la maglia azzurra come l’hai sognata tu.
Devono sognare le vittorie, devono imparare che lo sport, qualsiasi
sport, è fantasticamente emozionante. Quando si vince, quando si
festeggia nello spogliatoio, quando si va in trasferta. Ma è
fantasticamente emozionante anche quando è faticoso, anche quando è
difficile ed anche quando si perde in modo umiliante… Lo sport è sempre
bello
Cominci da ragazzo e con il tempo diventa parte della tua
vita e quando arriva il giorno in cui capisci che la maglia azzurra non
la vestirai mai… scopri che non è poi così importante essere un
campione.
L’importante è avere una borsa e la voglia di muoversi, giocare, stare insieme ai compagni, condividere con loro vittorie e sconfitte.
L’importante è avere una borsa e la voglia di muoversi, giocare, stare insieme ai compagni, condividere con loro vittorie e sconfitte.
Certo questo sentimento non ha età. Ed io all’alba dei
miei cinquant’anni sogno ancora… non mi sento “vecchio” e credo che
finche farò sport non lo sarò mai…
Ma la borsa di Julia è li a
ricordarmi che, anche ai sogni, bisogna dare delle priorità.. Ed ora
tocca a loro! tocca a i loro sogni. È il loro turno. Comincia lo loro
partita.
Io continuerò a giocare, a sognare e fare sport. Almeno sino a quando non mi romperò come la mia vecchia scarpa..
Malinconia e felicità si miscelavano nel mio cervello come un cocktail
di quelli che sa fare solo Sergione..Un mix di sapori forti
accompagnati da quella leggera scarica alcolica che ti solidifica il
midollo e ti raddrizza la schiena.
Mi sono seduto sul bordo della vasca, ho aperto la borsa di Julia e preso tra le mani la sua maglia di gioco.
È azzurra ed ha il numero 85. Cavoli in nell’85 ero militare.
Volevo piangere.. ma non sapevo se farlo per la gioia di vedere i miei
ragazzi crescere o per la malinconica consapevolezza che la vita avanza.
Alla fine ho capito che alle 2 di notte, stare seduto sul bordo
della vasca da bagno a fissare una maglietta di pallavolo, non è un
comportamento da persona molto “matura”.
Mi sono alzato, ho
riposto la maglietta numero 85 nella borsa di Julia. Poi ho adagiato la
mia amata borsa nera nella vasca e sono andato a letto.
In volto avevo un sorriso stancamente ebete e un solo pensiero vagava nella mia testa.
“E si Fiore” “È arrivato il momento di cercare un nuovo posto per la mia borsa… o di comprare una casa più grande”.
Ma adesso è meglio riposare. Domani dovrò prendere una decisione importante.
Fiore 21
Ps: comunque le scarpe le ricompro e continuo a giocare.
Ps: comunque le scarpe le ricompro e continuo a giocare.
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